FILIPPINE - 1998
 
Escursione ai confini del nostro mondo

Gli abitanti definiscono la loro valle, come l’ottava meraviglia del mondo.
E’ vero che il concetto è molto sfruttato, ma è pur vero che la zona di Banaue nell’isola di Luzon dell’arcipelago delle Filippine rappresenta uno spettacolo veramente unico al mondo.
Per questo motivo lasciamo quasi subito il caos indescrivibile (nel senso letterario della parola) di Manila e dopo aver noleggiato un van ci dirigiamo verso il nord dell’isola.
I chilometri sono circa 500 ma l’idea di percorrerli in una giornata, è stata solo una pia illusione.
La strada è pessima e molto trafficata da biciclette e pedoni e come se non bastasse dopo circa cinque ore di viaggio ci troviamo in un intasamento stradale provocato semplicemente da una festa paesana che occupa tutta la sede stradale. Ci mettiamo tre ore a passare il  paese, ma in compenso ci godiamo uno spettacolo non previsto e sicuramente molto particolare, tra bancarelle con articoli in plastica, alimenti cotti sul posto e spettacoli vari.
Arriviamo a Banaue il giorno seguente e recuperato un albergo ci preoccupiamo subito di organizzare la gita per il giorno successivo, ci aspetta una giornata di “passeggiate” tra le risaie.
Partiamo, naturalmente a piedi, alle cinque del mattino con il primo chiaro, arrivati dopo diverse ore di cammino sulla cresta di una delle tante montagne che ci circondano, quello che ci aspetta è davvero notevole e la vista è di quelle mozzafiato. Sotto di noi una vallata profonda più di 1000 metri ed interamente costellata da terrazze, alcune piccolissime, coltivate a riso.
La sequenza di fazzoletti di terra con le loro differenti sfumature di verde sembra un puzzle o un patchwork fatto a tavolino per diletto, invece rappresenta la fatica e la costanza di secoli di attività umana, pare che i muretti siano stati iniziati circa 2000 anni fa.
Le poche case sono appoggiate a palafitte e raggruppate tra di loro, per togliere il meno possibile alla terra coltivabile, in una simbiosi con la natura che fa molto riflettere.
Lasciandoci alle spalle questi pensieri un poco retorici, scendiamo a valle lungo una serie di piccoli sentieri, a volte costituiti solo dal bordo delle stesse terrazze inondate.
Incrociamo alcune case isolate con bambini che giocano e donne impegnate in attività così diverse e di nuovo cado nel romanticismo pensando a quanto è lontano da noi questo stile di vita.
Poco prima del tramonto siamo di ritorno in albergo, e si riprende la “vita normale”, un bagno in piscina, un’ora di massaggi fatti da mani sapienti, una bella doccia, la cena e via a dormire.
Il giorno dopo si riprende la strada per Manila e per la civiltà, che cercheremo di evitare ancora per qualche settimana, ma questa è un’altra storia e non può essere contenuta in queste poche righe.