Ci sono itinerari che non sono normalmente presenti nei
cataloghi dei vari tour operator e per i quali si pensa non ci sia
interesse per un turista, ma per un viaggiatore sono una cosa diversa.
In questi casi, infatti, il fascino maggiore è non solo in quello che si
trova ma soprattutto come ci si arriva, essendo il viaggiare stesso una
delle componenti principali del viaggio. Le Azzorre sono una di queste
situazioni. Sono nove isole che per la loro natura sono oggi fuori da
tutti gli itinerari, specialmente quelli turistici. Pensandoci un po’,
sono abbastanza lontane, non fa sempre caldo, non ci sono spiagge, …
forse non sono proprio l’ideale di vacanza. Detto questo si decide di
partire per vedere una parte di quello che per molto tempo è stato
l’ultimo lembo di terra del mondo conosciuto, quello piatto per
intenderci. Si inizia, come al solito, dalla ricerca dei voli migliori e
per la verità non sono molte le compagnie aeree che fanno quelle rotte,
oltre alla TAP, compagnia di bandiera Portoghese. Una rapida
consultazione, tramite internet, degli orari di volo ci permette di
trovare una serie di voli per visitare quattro delle principali isole in
un percorso circolare che ottimizza i tempi ed i soldi. Le isole
prescelte sono Soa Miguel, Terceira, Faial, Sao Jorge. La prima e
l’ultima del giro è Sao Miguel perché è l’unica che ha un aeroporto
internazionale quello di Ponta Delgada.
SAO MIGUEL
La peculiarità di quest’isola, detta anche “isola verde” è quella, in
parte comune a tutte le isole, di trasmettere una grande serenità,
frammista a quel senso indefinibile di nostalgia e malinconia che in
portoghese si chiama “saudade”, anima del Fado. Queste sensazioni sono
anche stimolate dalla presenza di una serie di piccoli e medi paesi
immersi in un paesaggio prevalentemente verde. In effetti quella del
verde è una caratteristica che può sembrare inaspettata per questi
scogli vulcanici dispersi nell’Atlantico, ma la prima impressione che si
ha arrivando, anche se è ai limiti del banale, è quella di essere in
Svizzera, se non fosse per il mare. Già, perché il mare incombe sempre,
su tutto e da ogni parte con la sua presenza in particolare quando
sferza con violenza le alte scogliere di basalto nero, residui di
antiche eruzioni vulcaniche. Certamente le mandrie di mucche pezzate
bianche e nere che pascolano su prati verdissimi a strapiombo sul mare,
sono un colpo d’occhio di un certo effetto scenico.
TERCEIRA
La caratteristica principale dell’isola è la presenza di moltissime
costruzioni religiose, simili a cappelle, veri e propri
tempietti-teatro, che si incontrano numerosi in tutti i paesi e che
presentano facciate policrome tutte diverse tra di loro e tutte
ugualmente originali. Sono dedicate ad i Santi locali e venerate
costantemente. La città di Angra do Heroismo, che ne è il capoluogo, è
uno dei patrimoni dell’Unesco per la sua architettura coloniale
perfettamente conservata, a parte un terremoto del 1980.
SAO JORGE
L’isola è per la sua struttura diversa dalla altre essendo stretta e
lunga e questo influisce anche sul clima che è più asciutto, anche se
nel pianoro centrale sopra la cordigliera che la attraversa è favorevole
alla pastorizia. Per il .resto non presenta altre caratteristiche
notevoli.
FAIAL
E’ sicuramente l’isola più caratteristica per l’onnipresenza delle
ortensie, che nel periodo della fioritura la rendono completamente blu.
Tutte le strade ed i sentieri sono bordati da siepi di ortensie, così
come lo sono le divisioni tra i campi ed i pascoli, salendo un po’ in
alto lo spettacolo che si vede è unico. Un punto focale è la città di
Horta, città bianca ed al centro di una combinazione tra logistica, mare
e vento che l’ha resa famosa tra i naviganti a vela. Un posto da non
perdere è assolutamente quello del porto, che oltre ad essere
affascinante di suo, presenta lungo il molo una serie di pitture murali
fatte da quanti intraprendono o sono di ritorno dalla traversata
atlantica in barca a vela. Ognuno è diverso dall’altro per colori, stile
e scritte, nel ricordare la difficoltà che ancora oggi presenta una
simile impresa. Questo rito si ripete da sempre, come confermano alcuni
“murales” sbiaditi dal tempo a ricordare che questo era l’ultimo o il
primo porto da o per l’Europa. Sul molo, al Peter’s bar, considerato uno
dei più famosi del mondo, si può ancora utilizzare un contenitore da
sempre dai naviganti per lasciare o ritirare messaggi, ora forse con un
po’ di finzione scenica, ma di sicura suggestione. Stessa suggestione
che si prova vedendo gli ossi di balena (alcuni in vendita) incisi come
una volta facevano i marinai delle baleniere per passare il tempo
durante la navigazione.
PICO
Una quinta isola, non prevista, ma troppo vicina a Faial per non andarci
in una breve gita giornaliera con un piccolo traghetto. L’isola è
piccola e di fatto una sola grande montagna, un vulcano ancora attivo
alto quasi 2500 m, veramente impressionante per come incombe su tutto.
Il posto offre poche cose da vedere, anche se è ricco di frutteti e di
coltivazioni di viti, ma è famoso per il museo sulle balene e per aver
dato i natali ai più grandi balenieri delle Azzorre e dove si racconta
la storia, breve ma intensa, di questa avventura umana.
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