CUBA - 2005
 Tropici molto particolari

La seconda volta Cuba, la prima era stata per vedere quel mondo che iniziava ad aprirsi e questa volta per vedere come si era modificato dopo 9 anni prima che nuove e più drastiche variazioni si potessero verificare. Infatti questo è successo poco dopo con l’uscita di scena di Fidel Castro. L’idea è di fatto la stessa dell’altra volta, prendere un’auto e fare tutto il giro dell’isola, questa volta sia andata che ritorno, considerato che adesso è tutto più facile di prima. Arriviamo all’Avana assieme all’uragano Wilma ed infatti per l’inagibilità dell’aeroporto Josè Martì dobbiamo atterrare a Varadero per poi proseguire con l’autobus. Ma il peggio doveva ancora venire perché dopo due giorni di pioggia ci svegliamo con mezzo metro d’acqua di mare nelle strade anche se alloggiavamo  in una “casa particolar” nella zona alta del Vedano. La rapida decisione è quella di modificare l’itinerario abbozzato e lasciare subito l’Avana, tra non poche difficoltà per l’acqua al ginocchio e alcune strade bloccate, puntando su Trinidad dove l’uragano era già passato. Trinidad è a mio avviso la più bella delle città cubane (l’Avana rappresenta un discorso a parte) per la sua caratteristica architettura coloniale recentemente ristrutturata in parte e patrimonio dell’Unesco. Prendiamo alloggio proprio in una di queste case a fianco della piazza principale. La città non è sul mare e forse per questo qui la vita scorre lenta ed il turismo è discreto come la città stessa. La traversata dell’isola, la maggiore dei Caraibi, è più lunga di quello che si pensi guardando una cartina e per questo prevede delle soste nelle principali città. Qui il problema principale, dopo aver trovato da dormire nelle solite case, è quello di trovare un posto al chiuso per lasciare la macchina di notte, non tanto per il pericolo che la rubino, quanto per quello di trovarla smontata per fornire pezzi di ricambio altrimenti introvabili, ma il popolo cubano è semplicemente fantastico e una soluzione si trova sempre a tutto. Un discorso a parte è quello delle vecchie auto degli anni 50, che onnipresenti e bellissime o almeno caratteristiche, paiono indistruttibili anche se a volte sembrano tenute insieme con il filo di ferro. A Santa Clara non possiamo non andare al museo Guevara, recentemente costruito per racchiudere le poche cose che lo hanno interessato nella sua breve ed avventurosa vita e curiosamente all’ingresso quasi ci perquisiscono, non so per quali strani timori. Sopra il museo una statua gigante del “Che” con il mitra in mano, non troppo bella ma sicuramente imponente. Curiosa avventura per un uomo non cubano, andato a morire per la gloria della rivoluzione cubana e celebrato, come spesso succede, più da morto che da vivo, ma questa è un’altra storia. Arriviamo così a Santiago, l’altra capitale di Cuba, sempre in rivalità con l’Avana, lei nera e l’altra bianca, meno frenetica ma non per questo meno interessante. Qui possiamo vedere, alloggiando nelle solite “case particolar”, come i cubani per fronteggiare la crisi hanno “ristrutturato” le vecchie residenze aristocratiche, dividendo ognuna di esse in più locali sia in orizzontale che in verticale, creando così per necessità ingressi tanto arditi quanto fantasiosi. Il forte che domina e protegge la baia è veramente imponente e merita la mezza giornata che gli dedichiamo. Ma poiché di non sola cultura vive l’uomo, la sera ci troviamo alle prese con la migliore delle aragoste che abbiamo mai mangiato. A Cuba la pesca delle aragoste è proibita o meglio è nazionalizzata per essere poi venduta in ristoranti statali purtroppo a volte congelata e con più gusto di ammoniaca che di mare. Ovviamente c’è chi pesca di frodo e le offre ai turisti anche se con molta attenzione. Che dire, in queste cose tutto il mondo è paese. Al ritorno, poiché non ci era bastata l’avventura di arrivare a Santiago dalla strada sul litorale sud, che era stato in parte erosa dall’uragano Wilma, costringendoci a passare spesso direttamente sulla spiaggia, decidiamo di fare una strada interna che attraversa la Sierra Maestra, sempre quella del “Che”. La vera sorpresa, piacevole, la troviamo arrivando casualmente ad El Salton. Qui troviamo alloggio in un lodge sperso in mezzo alla foresta tropicale, che come dice il nome è proprio sotto una magnifica cascata che ci stimola con bagni, pace e riposo. Essendo in un posto così evocativo non possiamo esimerci dal fare anche una lunga cavalcata ripercorrendo le strade della Sierra che avevano fatto i “barbudos” nel loro primo e sfortunato sbarco sull’isola.
LA AVANA    
TRINIDAD    
SANTIAGO    
VARIE    
Ritornati all’Avana abbiamo ancora il tempo di vedere quello che non avevamo visto prima a causa dell’uragano, le solite cose descritte su tutte le guide turistiche ma anche di notare i lavori di ripristino dei danni fatti dall'uragano ed il miglioramento di alcune parti della città vecchia. Questo in particolare a partire dal Malecon, grazie ad una serie di restauri ancora in atto delle principali strutture sia coloniali che moderne. Ma soprattutto abbiamo la possibilità, ancora una volta, di respirare quell'aria particolare, fatta di ambienti e di persone, che è veramente una caratteristica unica di quest'isola meravigliosa.